... è meglio non pensarci neppure! (sulla coda del tempo)
Ma oramai era tardi! Il mostro lo aveva raggiunto: il mostro, tirando il fiato a sé, si bevve il povero burattino, come avrebbe bevuto un uovo di gallina: e lo inghiottì con tanta violenza e con tanta avidità, che Pinocchio, cascando giù in corpo al Pesce-cane, battè un colpo cosi screanzato, da restarne sbalordito per un quarto d'ora.
Quando ritornò in sé da quello sbigottimento, non sapeva raccapezzarsi, nemmeno lui, in che mondo si fosse. Intorno a sé c'era da ogni parte un gran buio: ma un buio così nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d'inchiostro. Stette in ascolto e non senti nessun rumore: solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento. Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse: ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro. Perché bisogna sapere che il Pesce-cane soffriva moltissimo d'asma, e quando respirava, pareva proprio che tirasse la tramontana.
Pinocchio, sulle prime, s'ingegnò di farsi un poco di coraggio: ma quand'ebbe la prova e la riprova di trovarsi chiuso in corpo al mostro marino allora cominciò a piangere e a strillare: e piangendo diceva:
- Aiuto! aiuto! Oh povero me! Non c'è nessuno che venga a salvarmi?
- Chi vuoi che ti salvi, disgraziato?... - disse in quel buio una vociaccia fessa di chitarra scordata.
- Chi è che parla cosi? - domandò Pinocchio, sentendosi gelare dallo spavento.
- Sono io! sono un povero Tonno, inghiottito dal Pesce-cane insieme con te. E tu che pesce sei?
- Io non ho che vedere nulla coi pesci. Io sono un burattino.
- E allora, se non sei un pesce, perché ti sei fatto inghiottire dal mostro?
- Non son io, che mi son fatto inghiottire: gli è lui che mi ha inghiottito! Ed ora che cosa dobbiamo fare qui al buio?...
- Rassegnarsi e aspettare che il Pesce-cane ci abbia digeriti tutt'e due!...
- Ma io non voglio esser digerito! - urlò Pinocchio, ricominciando a piangere.
- Neppure io vorrei esser digerito, - soggiunse il Tonno, - ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce Tonni, c'è più dignità a morir sott'acqua che sott'olio!...
- Scioccherie! - gridò Pinocchio.
- La mia è un'opinione, - replicò il Tonno, - e le opinioni, come dicono i Tonni politici, vanno rispettate!
- Insomma... io voglio andarmene di qui... io voglio fuggire...
- Fuggi, se ti riesce!...
- è molto grosso questo Pesce-cane che ci ha inghiottiti? - domandò il burattino.
- Figurati che il suo corpo è più lungo di un chilometro, senza contare la coda.
Nel tempo che facevano questa conversazione al buio, parve a Pinocchio di veder lontan lontano una specie di chiarore.
- Che cosa sarà mai quel lumicino lontano lontano? - disse Pinocchio.
- Sarà qualche nostro compagno di sventura, che aspetterà come noi il momento di esser digerito!....
- Voglio andare a trovarlo. Non potrebbe darsi il caso che fosse qualche vecchio pesce capace di insegnarmi la strada per fuggire?
- Io te l'auguro di cuore, caro burattino.
- Addio, Tonno.
- Addio, burattino; e buona fortuna.
- Dove ci rivedremo?...
- Chi lo sa?... è meglio non pensarci neppure!
Le avventure di Pinocchio / Storia di un burattino
di Carlo Collodi
Illustrata da Enrico Mazzanti.
Biblioteca Universale Rizzoli,
II Edizione, Rizzoli Editore.
Milano, 1949
(Pinocchio, gettato in mare, è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima; ma mentre nuota per salvarsi, è ingoiato dal terribile Pesce-cane.)