1848
La mattina del 29 tutta la mole dell’armata nemica piomba sopra di noi. Oh forti anime antiche, che a questo sole del 29 Maggio vedeste fiaccato l’orgoglio di Barbarossa, venite a vedere degnamente celebrato l’anniversario di Legnano! Fummo chiamati sull’armi verso le nove. Faceva bellissimo giorno. D’Arco Ferrari non aveva fatto radere la campagna per riguardo ai proprietari di quella, cosicchè gli archibusieri nemici venivano fin sotto i parapetti, nascosti fra le spighe. Poco dopo Curtatone la zuffa si appiccò anche a Montanara. Il battaglione degli scolari, lasciato nella retroguardia alle Grazie, a udire il tumulto della zuffa, e a vedere portati colà i primi feriti, non raffrenò la bramosia del pericolo, e quando Laugier facevalo chiamare perché ancor esso pagasse alla patria il suo tributo di sangue, trovavasi già dove più ferveva la zuffa. Ecco l’eletta schiera sul ponte dell’Osone. Oh tesoro d’accumulato sapere! Oh pregnanza di scoperte! Oh patrie speranze e orgogli e affetti materni in cimento! Qual vuoto per l’umanità, se sparisca alcuno di quei principoni teutonici pugnanti contro di noi? Ma in questo breve spazio occupato dalla sacra legione del pensiero toscano, ogni palla nemica minaccia inestimabili danni. Qui principi di sapienza e di civiltà, un Mossotti, un Pirie, un Burci, un Pilla! E una cannonata lì sul ponte rapiva al mondo questa cima in geologia di Leopoldo Pilla, che spirò dicendo: “Non ho fatto abbastanza per l’Italia”. Cadevagli poco discosto Torquato Toti giovinetto d’ingegno arguto come la valdarnina aria nativa discepolo mio dei più promettitori! Ammutolirono i nostri due pezzi, coi quali il tenente Niccolini faceva assai danno al nemico. Un razzo caduto sulla cassa delle polveri suscita un incendio che uccide e ferisce gran parte degli artiglieri. Niccolini è ferito. Una aiuola lì appresso ai cannoni dove io combatteva mi rese immagine di bolgia infernale. La lieta faccia del cielo velata dal fumo della battaglia, una casa e un pagliaio in fiamme, l’aria arroventata, le cannonate spesseggiano, sibilano palle, piovono bombe, gli artiglieri corrono qua e là, chi ignudo, chi stracciandosi le vesti in fiamme; e nulladimeno in codesto inferno raggia da volto dei combattenti letizia celeste, e giovanetti imberbi combattono da leoni, e ogni evviva all’Italia rinfresca l’entusiasmo della battaglia come se allora cominciasse.
"Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850" di Giuseppe Montanelli
ABSIT INIURIA VERBIS, Kameraten...
siamo un po’ vili
«Si scommette sempre sulla parte più bassa, si va a stuzzicare le parti più basse... E invece dovremmo crearci dei conflitti, delle fatiche, delle cose che abbiano una luce, insomma, siamo un po’ vili».
(Roberto Benigni a Gianni Riotta per «Tv7»)
13°
21 maggio 1994
GIOVANNI GIUSEPPE GORIA
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(6 giugno 1944 settore dog green OMAHA BEACH)
CAPORALE: signore, signore, dov'è il punto di riunione?
CAPITANO: ovunque tranne che qui!
SALVATE IL SOLDATO RYAN di Steven Spielberg